MADRE TERESA DI CALCUTTA

 “Non trovo Cristo”
        Mezzo secolo di dubbi sulla fede

Nelle lettere di Madre Teresa i tormenti più intimi.
          ” C’è un buio terribile in me, ed è così da sempre “.

Madre TeresaCristo, ripeteva, è ovunque:
“Nei nostri cuori, nei poveri che incontriamo, nel sorriso che offriamo e in quello che riceviamo”.
Colui che non abbandona, che riempie ogni vuoto. Diceva sempre così, agli altri, rassicurando chi più dubitava. Ma per lei, Madre Teresa di Calcutta, Cristo era egli stesso il vuoto, “Gesù, l’Assente”, colui che sempre tace.
Per oltre metà della sua vita, un solo grido: “Mi hai respinto, mi hai gettato via, non voluta e non amata. Io chiamo, io mi aggrappo, io voglio, ma non c’è Alcuno che risponda. Nessuno, nessuno. Sola …..
Dov’è la mia Fede… Perfino quaggiù nel profondo, null’altro che vuoto e oscurità
-Mio Dio-come fa male questa pena sconosciuta…. Per che cosa mi tormento? Se non c’è alcun Dio non c’è neppure l’anima, e allora anche tu, Gesù, non sei vero…. Io non ho alcuna Fede. Nessuna Fede, nessun amore, nessuno zelo.
La salvezza delle anime non mi attrae, il  Paradiso non significa nulla… Io non ho niente, neppure la realtà della presenza di Dio”. E si riferiva alla presenza divina più misteriosa, quella nell’ostia consacrata dell’Eucarestia, il perno della fede cattolica: ne parlava così, lei che era conosciuta come la piccola donna con la fede più grande del mondo. Spiegava agli altri Madre Teresa:
“La mia anima e’ in uno stato di perfetta gioia e di pace”. Ma quella stessa anima, nei suoi pensieri più intimi, e anche nei giorni in cui meritava con la sua fede il premio Nobel per la Pace, la descriveva poi come “un blocco di ghiaccio”, abbandonata in una “terribile oscurità”, nell’aridità spirituale”, fra “le torture della solitudine”: che però mai la piegarono fino a farle abbandonare la sua missione.
Per oltre 50 anni, è stato così:  non la fugace crisi spirituale, durata pochi mesi, di cui già avevano parlato i biografi, rievocando anche l’esorcismo cui Madre Teresa era stata sottoposta da un sacerdote. Ma molto di più e di più profondo, un cammino di decenni sull’orlo del precipizio, simile alla “Notte oscura” di San Giovanni della Croce, o alla ricerca indomabile del “Deus absconditus”, il Dio nascosto di Blaise Pascal.
Tutto questo rivelano 60 lettere a vari confessori di Madre Teresa, come Michael van Pet o Joseph Neuner, ora raccolte in un libro con il titolo ” Sii la Mia Luce “.
Testi che qualcuno già paragona alle Confessioni di Sant’Agostino o ai tormenti di Santa Teresa di Lisieux, che sul letto di morte mormorava:Gesu
” Non credo alla vita eterna…. “.
“Per favore, distruggete quelle lettere”, aveva chiesto un giorno la missionaria di Calcutta, che oggi, 4 Settembre 2016, e’ proclamata Santa da Papa Francesco.
Ma lo stesso “giudice” nominato dal Vaticano, cioè il reverendo Brian Kolodiejchuk postulatore della causa di canonizzazione, ha rivisto quei testi; e deciso che valesse la pena di correre rischio dello “scandalo”. Primo, perché si è ritenuto che ai lettori credenti, o anche no, sarà comunicato- più che la tentazione scorante del dubbio- il conforto di un esempio condiviso:  del sapere cioè che anche una santa ha dovuto lottare tanto, e non si è arresa. Secondo, perché la stessa Madre  Teresa, nelle sue lettere, indica la luce nel buio: se il Cristo senza peccato, sulla Croce grida ” Dio mio, perché mi hai abbandonato?”, anche lei può e deve condividere la stessa pena, lei che scrive ” Voglio amare Gesù come non è mai stato amato da nessuno finora”, o ” Se mai diventerò una santa, sarò di sicuro una santa dell’oscurità.
Continuerò ad essere assente dal Paradiso, per dare luce a coloro che sono nell’oscurità sulla terra. Voglio soffrire per tutta l’eternità, se e’ possibile.
Tuttavia, la prova si dimostra durissima:
” Il sorriso è una maschera, un mantello che copre il resto.
Ho parlato come se il mio cuore fosse stato innamorato di Gesù, un amore tenero, personale; ma se lei padre fosse stato qui, avrebbe detto: “che ipocrisia!”.
“C’è un’oscurità terribile in me, come se ogni cosa fosse morta.
Ed è stato più o meno così da quando ho cominciato il mio lavoro”; “sono nel tunnel..”; “mormoro le preghiere della Comunità e mi sforzo per trarre da ogni parola la dolcezza che essa deve regalare, ma la mia preghiera di unione non esiste più, io non prego più”.
“Mi dica, padre, perché c’è tanta pena e tanto buio nel mio cuore?”;  “quando cerco di elevare il mio pensiero al cielo, e così schiacciante il vuoto, che quegli stessi pensieri ritornano come pugnali acuminati e  feriscono la mia anima.
Mi viene detto che Dio mi ama. E tuttavia la realtà dell’oscurità, e del freddo e del vuoto, e’ così grande, che nulla tocca la mia anima.
Che abbia fatto un errore, nell’arrendermi così ciecamente alla Chiamata del Sacro Cuore?”.
Troverà da sola la risposta, o una delle possibili risposte: “Sono giunta ad amare il buio- poiché credo adesso che sia parte, una piccolissima parte, del buio e della sofferenza di Gesù sulla terra… Oggi sento davvero una gioia profonda-  che Gesù non possa soffrire più oltre la sua agonia- ma che voglia soffrirla attraverso di me.

Sabato 25 Agosto 2007

Londra, Luigi Offeddu.