TESTIMONI GIOIOSI DI ACCOGLIENZA

TESTIMONI GIOIOSI DI ACCOGLIENZA

In questi giorni sono stato fermato per strada da due ragazzi che mi hanno rivolto una domanda: “Scusi lei chi aspetta per Natale: Babbo Natale o Gesù Bambino?” Per me è stato facile rispondere: “Gesù Bambino”, ma ho riconosciuto che la domanda era intrigante anche per me, figlio di una società secolarizzata e consumistica.
Prepararsi al Natale, approfondendo il significato della misericordia di un Dio che si incarna per amore: è quello che hanno cercato di realizzare i Gruppi M.I. dell’Emilia Romagna in due giornate di spiritualità: una a Cesenatico (Ravenna), domenica 11 dic., e l’altra a Montericco (Reggio Emilia) sabato 17 cic. 2016.
L’evangelista Giovanni nel proemio scrive: “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). Nel vangelo di Luca si legge: Maria “diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia” (Lc 2,7).

Quali miracoli! Nasce anche “oggi” il salvatore per la redenzione di tutta l’umanità. Questa nascita ha cambiato e continua cambiare la storia, ma la maggior parte degli uomini non si accorge di nulla, impegnati a comprare e a vendere, nel lavoro e in famiglia. Non hanno tempo per fermarsi, per riflettere e arricchire la loro vita con la luce di questa nascita straordinaria.
“Dio si è fatto povero per noi – commenta san Paolo – per arricchirci della sua povertà” (Cf. 2 Cor 8,9). Nella liturgia natalizia si coglie un’unica tensione: Dio si fa uomo perché l’uomo diventi Dio. Ciò significa che la natura dell’uomo è strutturata sulla vita divina. Nel sogno di Dio, descritto nella lettera agli Efesini, la creatura con il battesimo è chiamata ad essere figlio ed erede nel regno dei cieli (Cf. Ef 1, 4-5.11). Ma questo Bambino deve essere accolto dall’uomo con mani innocenti e cuore puro, con umiltà e con riconoscenza.

Quali miracoli! Che cosa avranno pensato i pastori, quando raggiunta la grotta, hanno trovato il Bambino avvolto in fasce con Maria e Giuseppe? L’evangelista testimonia che in quel Bambino hanno riconosciuto il Messia, annunciato dai profeti, e ritornarono al loro gregge “glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro” (Lc 2,20).
Nella contemplazione del presepio san Massimiliano Kolbe si chiedeva: “Che cosa pensavi Tu, o Immacolata, allorchè per la prima volta deponesti il Divin Pargoletto in quel po’ di fieno? […] Già al momento dell’annunciazione la Santissima Trinità, per mezzo di un angelo, Ti aveva presentato in modo chiaro il suo piano di redenzione ed aveva atteso da Te una risposta”.

[…] “Quali sentimenti di umiltà, di amore e di riconoscenza dovettero ricolmare il tuo cuore in quel momento, mentre ammiravi l’umiltà, l’amore e la riconoscenza che il Dio incarnato aveva nei tuoi confronti” (SK 1236).

Quali misteri! La misericordia assoluta si realizza nel grembo di una donna, quando accoglie in sé un seme di vita e restituisce un frutto: “benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo” (Lc 1,42). Noi tutti viviamo perché una donna un giorno ci ha detto il suo sì, ci ha accolti nel suo grembo.
Quali misteri! Maria è misericordiosa con Dio, lo accoglie nella sua carne e nella sua vita. E di questo si tratta anche per noi: di essere misericordiosi con Dio, di accoglierlo, offrirgli tempo e cuore. Forse poi saremo più misericordiosi gli uni con gli altri. Questo comporta dargli casa in noi, aiutarlo a rimanere vivo in questo mondo ostile e in questo cuore distratto. Tocca a noi diventare “madri di misericordia”, fargli spazio nel cuore, aiutarlo ad incarnarsi ancora in queste case, in queste strade, in queste piazze, in questi dolori. Dio non si merita, si accoglie, E si
custodisce.

Quali misteri! Il Natale è sempre concretezza e tenerezza. E’ incontro vero con la storia quotidiana. Contatto con la carne del Cristo che supera ogni ideologia.
Ben lo descrive Papa Francesco, mentre viene intervistato sull’odierno cammino ecumenico: “Per riscoprire la nostra unità, dobbiamo andare al battesimo, perché avere lo stesso battesimo vuol dire confessare insieme che il Verbo si è fatto carne”. Questo ci salva. E’ singolare poter unire Natale e battesimo. Testimoni gioiosi di accoglienza sono coloro che a Natale preparano i cuori e costruiscono presepi di fraternità.

P. Mario

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