San Massimiliano Maria Kolbe

Scritti di San Massimiliano Kolbe

San Massimiliano Maria Kolbe, religioso e sacerdote dei Frati Minori Conventuali, innamorato dell’Immacolata e fondatore del movimento mariano: “Milizia dell’Immacolata”?  San Giovanni Paolo II il 10 ottobre 1982 lo proclama Santo con il titolo di  “martire della carità”, per aver offerto la propria vita per salvare un compagno di prigionia, padre di famiglia.
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Massimiliano Kolbe (al battesimo viene chiamato con il nome di Raimondo) nasce l’8 gennaio 1894 a Zdunska-Wola (Polonia), da una famiglia povera ma molto religiosa e patriottica. Fin da bambino vive una relazione profonda con la Vergine Maria, che si approfondisce negli anni fino a sfociare in una donazione totale a lei.
Giovanissimo, entra nell’Ordine dei Frati Minori Conventuali e dopo i primi studi si trasferisce a Roma per completare la sua formazione. Qui nel 1917 fonda con altri sei compagni la Milizia dell’Immacolata, oggi Associazione pubblica internazionale di fedeli, la cui spiritualità consiste nel vivere la totale appartenenza all’Immacolata per raggiungere, sul suo esempio, una più perfetta unione con Cristo e collaborare con Lei all’estensione del regno di Dio nel mondo.
Nel 1919, dopo aver difeso la tesi di laurea in Sacra Teologia, ritorna in Polonia, dove inizia la sua appassionata attività missionaria, diffondendo il movimento della Milizia dell’Immacolata. Nel 1922, come collegamento fra i numerosi militi, dà inizio alla rivista mensile “Il Cavaliere dell’Immacolata” e nel 1927 fonda Niepolanow (Città dell’Immacolata), originale convento-editoria che arriverà a contenere più di 750 frati, votati alla missione della stampa.
Mosso dal desiderio di condurre tutto il  mondo a Cristo per mezzo di Maria, nel 1930 parte per il Giappone, dove fonda a Nagasaki una seconda “città”: Mugenzai no Sono (Giardino dell’Immacolata) e inizia anche lì l’attività editoriale. Nel 1936 viene eletto superiore del convento di Niepokalanow, divenuto il più prestigioso complesso editoriale cattolico della Polonia.
In piena seconda guerra mondiale,  viene arrestato per la seconda volta il 17 febbraio 1941 e rinchiuso nella terribile prigione di Pawiak a Varsavia. Il 28 maggio dello stesso anno, insieme ad altri 300 prigionieri viene condotto nel campo di concentramento di Oswiecin (Auschwitz), dove giorno dopo giorno, attraverso gesti di amore e di tenerezza paterna, si prende cura dei prigionieri. Il 29 luglio 1941 un prigioniero tenta la fuga mentre lavora nei campi  fuori del lager. Dopo inutili ricerche il comandante del campo Karl Fritsch fa schierare tutti i prigionieri del blocco 14 per la terribile punizione: dieci prigionieri saranno scelti per morire  nel bunker della fame. Mentre il comandante, passando per le file, sceglie i condannati a morire di fame e di sete, Padre Kolbe esce dalla fila, offrendosi spontaneamente ad andare a morire al posto  di un padre di famiglia, Francesco Gayowniczek.  La sua offerta inspiegabilmente è accolta.
A soli 47 anni Padre Massimiliano muore il 14 agosto 1941, ucciso nel bunker n. 18 da una iniezione di acido fenico. Il 15 agosto, festa dell’Assunta, il suo corpo è bruciato nel forno crematorio del campo e le sue ceneri sparse al vento, ma da quel momento la sua santità e la sua eredità spirituale e apostolica si diffondono in tutto il mondo.
Il 10 ottobre 1982 san Giovanni Paolo II lo proclama “santo” come martire della carità. Nell’omelia il santo Papa si chiede: “Che cosa dunque successe nel bunker della fame il giorno !4 agosto? Si compirono le parole,  rivolte da Cristo agli apostoli, perché andassero e portassero frutto e il loro frutto rimanesse. […] Massimiliano non morì, ma diede la vita per il fratello”.

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San Massimiliano Maria Kolbe, profeta della civiltà dell’amore. La sua vita può essere riassunta in un’unica parola: “amore”. Lui stesso, riflettendo su Dio e sulle creature, aveva esclamato: “Dappertutto c’è amore” (SK 1291). E sentendosi così amato scelse di rispondere con altrettanto amore all’amore infinito di Dio.

La sua spiritualità consiste nella docilità totale allo Spirito Santo attraverso la donazione a Maria, madre ed esempio di disponibilità. Si tratta di un cammino mistico, dinamico e missionario, aperto all’uso di qualunque mezzo per diffondere il bene e porre così un freno all’avanzare dell’ingiustizia e di ogni forma di male. Un cammino di umiltà, di accoglienza, di amore fraterno, nella certezza che solo lasciando l’iniziativa a Dio ognuno può occupare il proprio posto nel mondo e realizzare se stesso nell’amore.